L’acqua alta e una folta presenza di ramaglie, tronchi e frattaglie di tutte le specie, portate delle ultime piene del Tevere, sono state le principali caratteristiche del sempre e comunque bellissimo invaso di Corbara.

Per quanto avevamo potuto sapere dal C.I.S. di pesca al colpo, che si era svolto la settimana precedente negli stessi campi gara poi destinati al feeder, si parlava di gare abbastanza regolari anche se, soprattutto nella zona di Casa Scaricata, un po’ compromesse da “isole di pacciame” galleggiante, più o meno voluminoso che talvolta impediva una corretta azione di pesca.

Nonostante queste notizie, poco tranquillizzanti, durante i giorni precedenti le due gare di sabato e domenica scorsi, sembrava che il fenomeno in questione non fosse tale da compromettere il normale svolgimento della competizione dove, nel corso della gara del sabato non si erano riscontrati particolari disagi, se non solo occasionalmente causati da qualche tronco o ramaglia spostati qua e la dal vento.

Purtroppo non si può dire lo stesso per la gara di domenica quando, ancora presso la Casa Scaricata, l’Organizzazione si è trovata costretta a posticipare di mezz’ora l’inizio gara, a causa di un’ampia macchia di detriti galleggianti che impedivano totalmente ogni azione di pesca a molti concorrenti, mentre alle Vigne un’analoga circostanza si è verificata a tre quarti d’ora dal fine gara, ma a quel punto visto l’orario, l’ampiezza e la consistenza del disagio, forse è stata giusta la scelta di non sospendere la gara, lasciando a ognuno l’arte di arrangiarsi.

Acqua alta o meno, detriti galleggianti o meno, il Corbara rimane il Corbara e da una gara in questo invaso se ne esce solo con una certezza: vince sempre il migliore; non c’è mai il fattore fortuna che influisce pesantemente sui risultati, perché qui si vince solo sprecando meno, facendo tesoro di ogni singolo minuto di gara, pasturando in modo corretto e preciso, ma soprattutto sapendo bene cosa fare dall’inizio alla fine, perché ogni minima incertezza, ogni sbaglio verranno pagati a caro prezzo e i risultati parlano più di ogni altra cosa.

Tuttavia, seppur nella sua grande complessità tecnica, fare la cronaca di questa doppia di gare è cosa assai semplice e tutta condensata in quanto abbiamo appena detto, poiché in entrambe le gare è chiaramente emersa la pesante superiorità delle Società del Nord Italia, che piazzando 9 squadre fra le 10 promosse, con la sola eccezione dell’Umbertide Fishing Team, unica squadra di casa presente, hanno di fatto monopolizzato con pieno merito l’accesso alla finale di Adria e secondo me tutto questo dovrebbe stimolare una profonda riflessione.

Comunque sia e nonostante tutto, le gare si sono svolte con degli avvincenti testa a testa, combattuti pesce su pesce a delle distanze di lancio piuttosto standardizzate, che nella Dritta di Schiavo e alla Casa Scaricata sono state di norma comprese fra i 25 e i 35 m., mentre nelle due zone delle Vigne, solo in rari casi si sono visti lanci inferiori ai 50 m., talvolta con pasturatori che volavano frequentemente anche oltre i 60 m., dove per ovvi motivi la precisione dei lanci era la chiave giusta per aprire la bocca delle numerose breme presenti……numerose e davvero di una taglia media importante e costante, raramente riscontabile altrove.

Tranne qualche rara eccezione, come quella di Riccardo Baccelloni dell’Alto Panaro, che al Corbara è letteralmente di casa e che per questo - forse parlando alle breme con il loro stesso dialetto - ha pasturato e pescato in un modo tutto suo, per tutti gli altri il denominatore comune è stato quello di far fruttare al meglio una sapiente e ponderata pasturazione a base di fouille e vermi tagliati ma, stando all’inconfondibile rumore, particolarmente insistente e prolungato dei “trita-verdure”, anche da delle “creme” di bigattini, utili per creare quella nuvola di sapore molto apprezzata dal pesce.

Comè facilmente intuibile in circostanze del genere, l’esca principe è stata senza alcuna ombra di dubbio il ver de vase, da solo o accompagnati de un piccolo vermetto o da un pinkerino e poi, come già detto, tutto il resto l’ha fatto la manualità, la scelta della giusta pasturazione, la precisione dei lanci e la capacità di ottimizzare in tutto e per tutto anche i singoli movimenti, risparmiando secondi preziosi.

Già da subito è stato chiaro chi fra gli altri, era un passo avanti sulla pesca alle breme, con i più blasonati squadroni del Nord che si sono lanciati sul Corbara come un’orda barbarica e che (sportivamente parlando, s’intende) come Attila, hanno fatto terra bruciata intorno a degli avversari indifesi di fronte all’indiscutibile strapotere di compagini come quelle della Lenza Emiliana, dell’Alto Panaro e della Lanza, che fin dal primo giorno di gara si sono impadronite del podio provvisorio, senza mollarlo nemmeno in occasione della seconda prova, quando c’è stata un’alternanza delle posizioni di testa, ma sempre fra le stesse tre principali protagoniste.

Alla fine di questa prima tornata di gare, è la Lenza Emiliana che con 19 penalità esce in testa dal Corbara, seguita a due penalità dall’Alto Panaro e dalla Lanza, terza con 25 penalità, ma oltre a questo c’è da dire che tanto la Lenza Emiliana, quanto l’Alto Panaro sono state capaci di rientrare fra le promosse alla finale di Adria con entrambe le loro due squadre e quindi, di fronte a tutto questo non rimane che……….

…Togliersi il cappello di fronte ai più forti.

Intanto, aspettando la finale di Adria,
un saluto da Marcello Corbelli

 

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