Scritto da Marcello Corbelli

L’Arno nasce sul Monte Falterona e dopo oltre 240 chilometri si riversa nel Mar Tirreno, a Marina di Pisa….e qui mi fermo con la geografia, che non è il mio forte, per passare subito a quello che ritengo sia più interessante per i lettori di ViCE99FISHING.
Premesso che non conosco l’alto corso dell’Arno, e quindi solo per sentito dire, posso riferire di molti tratti di fiume particolarmente interessanti per la pesca alla trota in tutte le sue sfaccettature, ma per quanto appena detto, non mi dilungo oltre, saltando subito a piè pari a valle della diga di La Penna, in Provincia di Arezzo, e più precisamente nel tratto che scorre parallelo all’abitato di Laterina, dove l’Arno, imbrigliato fra le due dighe di La Penna e di Levane, ospita uno dei campi di gara storici e più belli dell’intera Toscana.


Un tempo regno indiscusso dei più forti “alborellisti” d’Italia, si è poi trasformato in campo unico nel suo genere per la pesca al carassio, da insidiare allora con le canne bolognesi, con lanci millimetrici sotto la vegetazione della sponda opposta.
Con l’avvento della canna all’inglese (intorno agli anni 85 del secolo scorso) furono molti quelli che lasciarono l’amata bolognese, per quegli strani “galleggianti penzoloni”.


In quegli anni il campo gara di Laterina era famoso non solo per le sue alborelle e per i tanti carassi, ma anche per i numerosi cavedani e per delle carpe da sogno. Purtroppo poi, in questi ultimi anni, per un insieme di fattori legati alla manutenzione della diga di Levane e non ultima, alla prepotente colonizzazione del siluro, l’aspetto di quello che è stato un gioiello della pesca agonistica è molto cambiato, anche se c’è da dire che se la FIPSAS di Arezzo si sta ancora impegnando molto e questo fa ben sperare.


A valle della diga di Levane e fino a Firenze, l’Arno è quanto di meglio il pescatore per diletto possa chiedere a un fiume: San Giovanni Val D’Arno; Rignano Sull’Arno; Pontassieve, dove l’Arno si congiunge con il Sieve (zona molto interessante per i grossi barbi), per poi proseguire con altri nomi molto noti ai pescatori come Candeli, Il Cimitero degli Inglesi, Villa la Massa, il Girone e poi avanti ancora fino a Firenze, in quella che è stata per decenni patria indiscussa della pesca agonistica.


Fino alla metà degli anni 90, l’intero tratto cittadino dell’Arno era un infinito campo di gara con centinaia e centinaia di pescatori che ogni domenica s’incontravano sulle sue sponde, sfidandosi a suon di cavedani e soprattutto di carassi, tanti carassi. Ma come per Laterina, anche a Firenze per diversi anni la pesca è caduta in disgrazia; forse a causa delle acque fredde della diga di Bilancino, forse per colpa dei siluri o forse solo per un inevitabile ciclo biologico, ma resta il fatto che dei suoi famosissimi campi gara, oggi ne rimangono solo alcuni, come Le Caserme, La Fonderia e il più blasonato Terrapieno, i quali però stanno vivendo una nuova rinascita, con i garisti che sono tornati a frequentare l’Arno, riempiendo le loro nasse con delle bellissime carpe, con una crescente popolazione di assatanati channel catfish (pesci gatto americani) e per chi ama la pesca con le “piccole canne”, ci sono anche tante alborelle e altrettanti cebacek, quest’ultimi piuttosto fastidiosi in gara.


Lasciata Firenze, dobbiamo oltrepassare il confine con la Provincia di Pisa per trovare quello che è conosciuto in tutto il circuito mondiale della pesca sportiva come “L’Arno pisano” e famoso in tale contesto per i suoi famigerati “gatti pisani” (sarebbero gatti americani, ma per acquisita cittadinanza…) e non c’è agonista di fama nazionale o internazionale che non abbia calcato le sponde dei suoi campi di gara, per misurarsi con questi pesci così potenti e combattivi.
Lungo questo tratto dell’Arno troviamo nell’ordine: Castelfranco di Sotto, Pontedera, Calcinaia Nuovo, Calcinaia Vecchio e Fornacette; questi sono gli attuali campi di gara oggi funzionanti, rimasti fra i molti altri che dalla metà degli anni 80, iniziavano da Castelfranco di Sotto per arrivare quasi senza soluzione di continuità, dopo alcune decine di chilometri, a San Lorenzo Alle Corti, alle porte di Pisa.
Ciò detto, l’Arno pisano è comunque molto ricco di pesce e ben accessibile anche al di fuori dei tratti destinati a campo gara e con divertimento assicurato.
Premesso che i “gatti pisani” rallentano molto la loro attività nei periodi più freddi, il pescatore può comunque divertirsi molto anche negli altri periodi con la pesca tipica dei bassi corsi dei fiumi: dalle grosse carpe, ai barbi europei, passando per qualche breme, molti (purtroppo) siluri e anche dei muggini, talvolta davvero grossi, presenti in grande numero nella zona di Fornacette e a valle di questa.


Ovviamente però, la pesca più praticata in questo tratto dell’Arno è indubbiamente quella rivolta al “gatto pisano”, che da il meglio di se nei mesi più caldi. Almeno un paio di chili di bigattini, tre o quattro chilogrammi di ghiaia, un secchio pieno di pastura e dei grossi lombrichi da innesco, sono la dose necessaria per una normale sessione di pesca, mentre le stesse quantità saranno appena sufficienti per chi invece si vorrà cimentare in una gara di tre ore. Lanci continui di palle di pastura ben strette, alternate con bigattini incollati insieme a della ghiaia, saranno il richiamo ritmico e costante per far entrare e mantenere in loco i famelici channel catfish, ma mi raccomando…legatevi al paniere e portate l’artiglieria pesante, perché non siamo in un fiume qualsiasi…qui siamo nell’Arno Pisano.

 

 

Marcello Corbelli